Martedì 11 marzo un pezzo NoMA, il D013, è stato “comprato” dal professor Mario Perniola al suo valore di mercato: 10 euro. Lo scambio è avvenuto in seguito ad una lezione del seminario in cui si è presentato il Not Museum of Art.
Una lezione durante la quale si è presentato NoMA o NoMA si è presentata?
Questa è la banconota scambiata.
Presto pubblicherò l’audio della lezione. Intanto pubblico una delle prime due cose che sono da dirsi in proposito.
Seguendo le lezioni del professor Perniola posso ad oggi dire che sono 2 i maggiori “ritrovamenti teorici” che vanno a smuovere NoMA, toccano da presso il suo interesse. Come vi ricorderete, infatti, NoMA si interessa.
Il primo ha a che fare con un classico della filosofia che egli adotta come libro di testo per l’esame di Estetica, pe ril corso triennale. Si tratta di Art as experience, di Dewey (che lui consiglia di leggere in inglese, o nella traduzione proposta dell’edizione Aesthetica).
Il secondo, invece, riguarda il cosiddetto valore premonatario che Ágalma sta a significare.
Ed è di questo che oggi vorrei parlare.
Del perché Ágalma interessa NoMA. Alla fine sarà chiaro il perché NoMA sia risultato interessante per Ágalma.
> Ágalma. La rivista di studi estetici e culturali diretta da Mario Perniola.
> Ágalma. Statua, immagine sacra e gioiello.
> Ágalma. Il valore prima della moneta.
Ecco una sezione del foglio degli appunti della prima lezione del seminario specialistico (clicca per visualizzare il foglio intero):
Con NoMA stavo forse cercando l’Agalma?
Per capire come NoMA si innesta in questo discorso, e sul discorso circa il valore dell’arte – il suo interesse – bisogna considerare questa citazione di Marx:
“La moneta non è una cosa, è un rapporto sociale.
[…] Di tutte le merci l’oro e l’argento sono le prime il cui valore sia giunto a costituirsi. Nel periodo patriacale l’oro e l’argento si contrattano ancora e si scambiano in lingotti […]. A poco a poco i sovrani se ne impadroniscono e vi appongono il loro sigillo: e da questa consacrazione sovrana nasce la moneta, ossia la merce per eccellenza.
[…] Il carattere distintivo del’oro e dell’argento deriva – lo ripeto – dal fatto che, grazie alla loro proprietà di metalli, alla difficoltà della loro produzione, e soprattutto all’intervento della pubblica autorità, essi hanno subito conquistato, come merce, la fissità e l’autenticità”
(Marx, Miseria della filosofia, capitolo 3, Applicazione della legge delle proporzionalità di valore Editori riuniti, Roma 1976, p. 70-71)
Con NoMA quindi esco dal museo (mi sottraggo all’interveno della pubblica autorità). Avendo già la storia dell’arte operato una sottrazione delll’arte dal suo valore tecnicistico; sottraendolo anche al valore istituzionale non rimane che il puro scambio.
Se NoMA cerca, quindi, Agalma, lo fa nella direzione del pro scambio, della nuda e vana ricerca dell’altro.
Nell’impossibilità di comunicare con, nell’impossibilità di sentire l’altro.
Incomunicabilità anestetica.
Scusa se mi aggrappo ad una sola riga del post, ma è quella che mi interessa commentare:
“Con NoMA quindi esco dal museo (mi sottraggo all’interveno della pubblica autorità). Avendo già la storia dell’arte operato una sottrazione delll’arte dal suo valore tecnicistico; sottraendolo anche al valore istituzionale non rimane che il puro scambio.”
Come già ti ho detto, non credo che NoMA sia interessata a sottrarsi alla logica museale, ne inventa un’altra, essendo lo stato dell’arte dell’esposizione insoddisfacente per lei.
http://piliaemmanuele.wordpress.com/2008/02/13/esposizione/
Dunque in realtà non sottrai, ma sostituisci. Io credo che se dovessimo disegnare un senso della storia dell’arte, di tutta ovviamente e generalizzando più che possiamo, quasi a sembrare degli studenti liceali, una delle poche costanti è la sostituzione…